Confini blindati tra le Regioni e coprifuoco serale dalle 22. C’è anche la riduzione della capienza dei mezzi pubblici al 50 per cento. Infine prevista anche la chiusura dei centri commerciali nel corso del fine settimana. Il nuovo Dpcm prevede una nuova stretta per rallentare la curva dei contagi. Più rigore in tutto lo Stivale. Ma per la Lombardia c’è anche il lockdown totale, del tutto simile a quello già vissuto a partire dallo scorso 10 marzo. I governatori frenano, mentre il primo ministro Giuseppe Conte (nella foto) ha pensato a restrizioni di severità crescente in base a tre livelli di rischio. La Lombardia sarà soggetta ai provvedimenti di livello tre. Quello più alto. In questo caso, per un periodo che perdurerà dal 5 novembre al 3 dicembre: chiusura completa delle scuole superiori e il ritorno dell’autocertificazione. Spostamenti consentiti solo per comprovati motivi di lavoro, motivi di salute e per urgenze. Chiusi bar, ristoranti (consentito solo l’asporto), parrucchieri e negozi al dettaglio. Aperti, invece, quelli che vendono generi alimentari, farmacie e parafarmacie, edicole. Ma anche ferramenta, carrozzieri, meccanici e gommisti. Aperte industrie, fabbriche, studi professionali e uffici pubblici.Tra le prime reazioni delle associazioni di categoria arriva quella della Coldiretti, che stima una perdita di fatturato di almeno un miliardo di euro: è l’effetto della chiusura per un intero mese degli oltre 51mila tra ristoranti, bar e pizzerie situati in Lombardia. E’ quanto stima la Coldiretti sulle conseguenze di un lockdown per cercare di arginare la diffusione del Coronavirus in riferimento all’emanazione del nuovo Dpcm. "La Lombardia – spiega la Coldiretti – è la Regione italiana con il maggior numero di locali per il consumo di cibo e bevande fuori casa. A livello provinciale, il primo territorio è quello di Milano con oltre 18mila esercizi, seguono Brescia con circa 7mila, Bergamo con più di 5mila, Varese con quasi 4.000 mila locali, Monza e Brianza oltre 3 mila, Pavia e Como con circa 3mila, Mantova con circa 2.000, Cremona con 1.700, Lecco con circa 1.400, Sondrio con 1.100 e infine Lodi con poco meno di 1.000 esercizi dedicati alla ristorazione. Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti - si fanno però sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A preoccupare – conclude la Coldiretti - sono anche le limitazioni a carico delle aziende agrituristiche che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già adottate e il crollo del turismo. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti - devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy"